sabato 3 agosto 2013

L'incredibile storia di Amanda.



Immaginate di avere quattordici anni e di star camminando in una piovosa giornata grigia per strada. Immaginate ora di trovare una persona che vi offre un passaggio. E’ una persona per bene educata e che si presenta dicendo che è un autista di scuolabus. Accettate il passaggio e dopo pochi minuti la vostra vita viene capovolta. Da lì in poi per dieci anni non vedrete più i vostri genitori, non avrete più la possibilità di passare con loro una notte di Natale, non potrete vedere e vivere il compleanno dei vostri fratelli, non avrete la possibilità di poter vivere il campeggio con gli amici e non potrete prendere la patente, senza contare che non avrete nemmeno la possibilità di prendere il diploma. Non sareste malati, e non sareste nemmeno morte, anche se dopo i primi stupri, le prime botte, e le violenze continuate nel tempo forse uno dei desideri potrebbe essere davvero la fine di tutto. Vi chiamate Amanda, vivete a Cleveland, da sempre, ma nessuno lo sa nemmeno i vostri genitori che vivono nella stessa città. Avete una figlia da un maledetto che vi tiene segregata in casa assieme ad altre due ragazze. Giorno dopo giorno, dopo giorno .Un pomeriggio un vicino distrattamente butta un occhio in casa. Amanda si sbraccia e attira l’attenzione. Il vicino viene a chiedere cosa succede, e capisce che c’è qualcosa che non va. In qualche maniera apre una porta. Senza pensarci Amanda schizza fuori correndo con tutte le sue energie, chiede al vicino con le lacrime agli occhi un telefono e chiama il numero che anche noi conosciamo 911. La telefonata ha dell’incredibile, ma la centralinista dello sceriffo manda una volante. Qui finisce l’incredibile storia di un sequestro che è durato dieci anni.
Questa è la storia in breve di Amanda che non è una ragazza figlia di papà che per farsi più bella davanti alle amiche ha deciso di venire a studiare in Italia. Questa è una storia che fa gelare il sangue e basta. La prima da sinistra è Amanda.


I pensieri di un uomo che vive dall’altro capo del mondo sono molti, aggrovigliati, e chiaramente superflui. Quest’uomo sta scrivendo questa lettera e cerca ancora riflessioni su riflessioni. Una su tutte è l’immagine che ho qui di seguito. Non si possono dare a mio avviso giudizi, perché di giudizi ne vedo solo uno, ed è la condanna dell’uomo, se così si può chiamare, che è riuscito con la collaborazione dei due fratelli in un’impresa del genere. Una storia del genere non lascia parole o commenti degni della libertà ritrovata delle ragazze segregate.
Una immagine però permette di rincuorarsi.


Negli Stati Uniti che piaccia o no la giustizia sembra sempre essere presa sul serio. Non come succede qui in Italia dove il presunto condannato, prima o dopo, trova una scorciatoia e ne esce praticamente illeso. A partire dalle immagini gli americani sanno esattamente cosa e come ci si deve comportare. Il presunto responsabile di un reato grave, non si presenta in giacca e cravatta come un bravo scolarello, si presenta con una semplicissima tuta fornita dalla prigione. Perché è lì che le persone che si macchiano di certe nefandezze devono rimanere. Si capisce che il funzionamento è davvero diverso, al presunto delinquente, si tolgono le primarie necessità che la società ci impone. L’appartenenza ad un ceto economico, chiaramente si è subito privati di un lavoro, e si è messi a viso scoperto davanti i media senza pietà, (senza curarsi della privacy sbandierata dalle nostre parti) con tanto di nome e cognome a grandi lettere. Sarà solo una mia impressione ma davvero la legge è uguale per tutti. Oltre oceano.    

2 commenti:

  1. Ciao, un bel pensiero il tuo di ricordarti chi è meno fortunato di te purtroppo convengo con le tue parole qui in Italia la giustizia non esiste...ci sono solo Figli e figliastri impossibili persone senza diritti ma con soli doveri...la legge del pesce grosso che mangia il pesce piccolo solo che noi umani non viviamo negli oceani e ci chiamiamo umani perchè piu' evoluti dei pesci.....

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  2. Ciao Cristina è ovvio che anche negli USA hanno le loro magagne e sicuramente non tutto funziona come dovrebbe. Anche negli Stati Uniti il pesce grosso mangia quello piccolo, mi sembrava però giusto evidenziare le differenze che molto spesso ci colpiscono quando si vedono certe immagini e si sentono certe storie. Diciamo che la certezza della pena è ciò che più gioca a favore degli "states". Il discorso potrebbe prendere mille strade ed evolversi all'infnito.
    I buoni di cuore in ogni caso si riconoscono. Grazie per avermi riconosciuto. A presto, grazie per avermi letto.

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