martedì 10 giugno 2014

Frammenti di Neruda.

C'è un film di cui tanto si è parlato e che tanto ha fatto emozionare. Questo film ha una storia di poesia, ma molti, ho scoperto, lo ignorano. Nel panorama italiano, i film passano anche dai David di Donatello. Tornati ai riflettori proprio oggi dopo l'intervento del presidente della Repubblica, anche oggi si è sentita la solita storia, del cinema italiano in crisi, ma forse anche nel cinema italiano basterebbe un pochino più di poesia, e meno effetti speciali, senza cadere nella fiction: dici poco esclamerete, ma anche nel cinema ci sono talenti che senza sponsor non potranno mai affiorare, non potendo permettersi il lusso di portare nuove idee, e magari scalzare vecchie glorie che ormai sappiamo bollite. Ma torno al film che è meglio.
Il film in questione, a suo tempo ha avuto la bellezza di sei nomination ai David di Donatello, vincendo tra tutte soltanto il premio per il montaggio. Questo film, che vanta premi internazionali in mezzo mondo, ha ricevuto anche il premio Oscar per la colonna sonora. Il film come spesso succede è un intreccio di diverse arti. L'ispirazione per la sceneggiatura nasce dal libro "Il postino di Neruda" scritto da Antonio Scarmeta, romanzo ispirato a sua volta dal grande poeta. 
Oggi navigavo, ero alla caccia di ispirazione leggevo di tutto a caso sul web, e mi lasciavo trascinare dalle parole che trovavo. Una di queste mi ha colpito, come a volte succede. Frammenti.
Ho cominciato a cercare frammenti, non so nemmeno io di cosa, ma frammenti, spezzoni televisivi, pezzettini di storia, di personaggi, frammenti di musiche, che non conoscevo, fin quando mi sono imbattutto in questo, uno strappo di film. Lascio qui quella che è diventata la mia meta della serata. Il Postino.
 


venerdì 6 giugno 2014

Accanto in lontananze



Accanto in lontananze

Strada, qui al buio
dove gridano i grilli
dove il sottofondo porta
il nome del silenzio
nel fresco di maggio

La via dei lampioni
detta direzione, lotta
tra audacia e angoscia
al senso in lontananza
malinconie attese, giunte

Avanzare ancora alla vita
incedere, evasi da se stessi
ad occhi aperti, sgranati
un solo equo essere
a intuito in sù, specchi e tenebre

Finalmente.  


mercoledì 4 giugno 2014

Il paese dei forse.


Le elezioni hanno avuto il loro corso, hanno avuto il proprio risalto, hanno creato una strana sensazione di sorpresa, soprattutto in quelli che davano per persi i partiti tradizionali, e che scommettevano giocandosi magari al bar i gioielli di famiglia, sicuri che un movimento avrebbe messo Ko i partiti dell'ex cavaliere e del suo (forse) nuovo delfino. Come in ogni competizione ci sono state recriminazioni, sentimenti disillusi, vittorie annunciate, perdite date per scontate, persone che hanno giocato in difesa pensando di poter vincere col catenaccio, persone che hanno attaccato sempre convinti che l'attacco è la miglior difesa, ci sono stati nuovi giocatori, che generosi si sono spesi per le varie cause, e ci sono stati capitani che hanno trainato il proprio seguito incitando tutti a spingere per la vittoria. Una cosa che odio è sentire uscire dalla mia bocca le solite frasi fatte. Purtroppo questa volta mi è successo, stavo guidando per andare al lavoro e appresa la notizia alla radio mi è scappato il pensiero senza che io potessi farci nulla. Semplicemente un attimo dopo, me ne sono accorto, ma ormai la frase era partita. Siamo proprio in Italia!
Tra le migliaia di persone che hanno tentato la competizione elettorale alle amministrative di qualche giorno fa, c'erano anche persone che non ti aspetteresti, giovani volenterosi che sull'onda della rottamazione si sono gettati dalla mischia sperando di fare meta, ovviamente disillusi per via della loro poca esperienza. Tra questi un innovatore, (nelle idee sia chiaro) una persona con solide radici e una buona esperienza alle spalle. Nell'alta Irpinia, sbuca un "nuovo" sindaco. 


La riflessione scatta spontanea come la frase succitata riguardo la nostra beneamata Italia. Quelli della mia generazione, sono quelli che sono rimasti fregati, da una classe politica (non importa il colore) che non ha saputo guardare al di là del proprio naso, la mia generazione si è sentita dire che siamo dei bamboccioni, siamo quelli che non hanno più fatto il militare, siamo quelli che stanno emigrando nella speranza che di questo paese ne rimangano macerie, noi siamo quelli a cui non è stato chiesto, se l'aiuto si un professorone, e della sua cricca potesse andare bene e nemmeno ci è stato chiesto se volevamo il capo dello stato che ci ritroviamo, insomma la mia generazione è passata sotto i ponti come l'acqua e non tornerà più. La riflessione sbatte su un argine e mi fa capire che allora forse ce la siamo voluta. Torno all'alta Irpinia, un arzillo ottantatreenne vince le elezioni si becca l'80% delle preferenze, tutti lo applaudono, e lui dall'alto del suo nome un certo De Mita famoso per essere un politico di lungo corso ovviamente sorride. Da un uomo così mi sarei aspettato un appoggio ad un giovane, uno nuovo, uno che potesse imparare qualcosa e far qualcosa di nuovo, allora si che forse avrei scritto ogni bene di questa figura importante del nostro paese. La lotta di classe degli anni '60 è roba andata, forse dovremmo davvero fare la lotta generazionale, ma forse, davvero, la mia generazione è tutta all'estero, perché altrimenti non mi spiego come sia possibile che in mezza Italia, possano ancora vincere giovincelli che non sanno nemmeno cos'è, una linea adsl. Quella che permette a tutti voi di leggere un piccolo sfogo di un piccolo blogger che vive in un piccolo paese ai confini dell'impero. Forse è così in tutti i paesi, forse è così e le cose non cambieranno mai, dall'alto dei miei trentaquattro anni ho capito una cosa. Tra i forse ha vissuto tutta la mia generazione, e forse con i forse ci vivrà anche la prossima, con una certezza, siamo noi che non siamo capaci di cambiare l'Italia.