Le elezioni hanno avuto il loro corso, hanno avuto il proprio risalto, hanno creato una strana sensazione di sorpresa, soprattutto in quelli che davano per persi i partiti tradizionali, e che scommettevano giocandosi magari al bar i gioielli di famiglia, sicuri che un movimento avrebbe messo Ko i partiti dell'ex cavaliere e del suo (forse) nuovo delfino. Come in ogni competizione ci sono state recriminazioni, sentimenti disillusi, vittorie annunciate, perdite date per scontate, persone che hanno giocato in difesa pensando di poter vincere col catenaccio, persone che hanno attaccato sempre convinti che l'attacco è la miglior difesa, ci sono stati nuovi giocatori, che generosi si sono spesi per le varie cause, e ci sono stati capitani che hanno trainato il proprio seguito incitando tutti a spingere per la vittoria. Una cosa che odio è sentire uscire dalla mia bocca le solite frasi fatte. Purtroppo questa volta mi è successo, stavo guidando per andare al lavoro e appresa la notizia alla radio mi è scappato il pensiero senza che io potessi farci nulla. Semplicemente un attimo dopo, me ne sono accorto, ma ormai la frase era partita. Siamo proprio in Italia!
Tra le migliaia di persone che hanno
tentato la competizione elettorale alle amministrative di qualche giorno fa,
c'erano anche persone che non ti aspetteresti, giovani volenterosi che
sull'onda della rottamazione si sono gettati dalla mischia sperando di fare
meta, ovviamente disillusi per via della loro poca esperienza. Tra questi un
innovatore, (nelle idee sia chiaro) una persona con solide radici e una buona
esperienza alle spalle. Nell'alta Irpinia, sbuca un "nuovo" sindaco.
La riflessione scatta spontanea come la
frase succitata riguardo la nostra beneamata Italia. Quelli della mia
generazione, sono quelli che sono rimasti fregati, da una classe politica (non
importa il colore) che non ha saputo guardare al di là del proprio naso, la mia
generazione si è sentita dire che siamo dei bamboccioni, siamo quelli che non
hanno più fatto il militare, siamo quelli che stanno emigrando nella speranza
che di questo paese ne rimangano macerie, noi siamo quelli a cui non è stato
chiesto, se l'aiuto si un professorone, e della sua cricca potesse andare bene
e nemmeno ci è stato chiesto se volevamo il capo dello stato che ci ritroviamo,
insomma la mia generazione è passata sotto i ponti come l'acqua e non tornerà
più. La riflessione sbatte su un argine e mi fa capire che allora forse ce la
siamo voluta. Torno all'alta Irpinia, un arzillo ottantatreenne vince le elezioni
si becca l'80% delle preferenze, tutti lo applaudono, e lui dall'alto del suo
nome un certo De Mita famoso per essere un politico di lungo corso ovviamente
sorride. Da un uomo così mi sarei aspettato un appoggio ad un giovane, uno nuovo, uno che potesse imparare qualcosa e far qualcosa di nuovo, allora si che forse avrei scritto ogni bene di questa figura importante del nostro paese. La lotta di classe degli anni '60 è roba andata, forse dovremmo
davvero fare la lotta generazionale, ma forse, davvero, la mia generazione è
tutta all'estero, perché altrimenti non mi spiego come sia possibile che in
mezza Italia, possano ancora vincere giovincelli che non sanno nemmeno cos'è,
una linea adsl. Quella che permette a tutti voi di leggere un piccolo sfogo di
un piccolo blogger che vive in un piccolo paese ai confini dell'impero. Forse è
così in tutti i paesi, forse è così e le cose non cambieranno mai, dall'alto
dei miei trentaquattro anni ho capito una cosa. Tra i forse ha vissuto tutta la
mia generazione, e forse con i forse ci vivrà anche la prossima, con una
certezza, siamo noi che non siamo capaci di cambiare l'Italia.
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