Sconvolti. Nell'ormai futuro, quello che appena una ventina di anni fa nemmeno ci si immaginava, ci sono ancora persone che rimangono sconvolte. Il nostro tempo cambia talmente rapidamente che davvero non ci si capacita di come alcune pratiche siano rimaste così tanto ancorate al passato. E'nato un bambino, in perfetta salute, pesa tre chili e mezzo come milioni di altri bambini. La mamma ha trentun anni e credo che abbia vissuto l'intera gravidanza in un clima di vergogna e di silenzio, proprio la situazione che qualsiasi futura mamma non vorrebbe vivere.
Si è a Rieti, medio comune del centro Italia.
La mamma protagonista è una consorella. Si parla ovviamente della suora che ha
dato alla luce il suo bambino qualche giorno fa.
La riflessione passa dal poco tatto con
cui viene descritta la vicenda e soprattutto dall'indignazione che alcune
persone provano al sol pensiero.
Sulla vicenda vengono intervistati: La
suora superiora, che dice di non essersi accorta di nulla, come le altre
sorelle del convento, poi viene sentito il parroco del posto, che dice di avere
una comunità ormai sconvolta per via dell'attenzione mediatica sulla vicenda,
per ultimo, viene sentito il sindaco. Qui mi sarei aspettato un discorso più
rilassato e una frase che potesse distendere la faccenda, invece,
telegraficamente, almeno per quel che leggo sui giornali, anche lui
"liscia" l' incombenza dicendo che se la giovane mamma avrà bisogno
di aiuto il comune farà il possibile per aiutarla come si fa in questi casi.
Qui mi fermo e mi pongo una domanda. Ma, quali casi? Insomma, si capisce che la
situazione può essere tesa, ma la neo mamma non è più una ragazzina
quattordicenne, allora vuol dire che si è scambiata per una ragazza madre? Lei
dice che vuole tenere il bambino, e menomale, ma insomma, il papà non si fa
vivo? Perché tutti danno per assodato il fatto che il babbo non esca dal buio?
Ci si possono porre mille domande senza trovare risposte, perché purtroppo il
nostro mondo corre veloce ma per certe cose è fermo a secoli addietro. Secondo
il mio punto di vista è questo il nocciolo dell'indignazione. Ci si dovrebbe
indignare perché tutto quello che rispecchiava il mondo della suora mamma le
sta voltando le spalle, ci si dovrebbe indignare, perché sui giornali trovo
scritto che le mamme "colleghe" di reparto della malcapitata hanno
fatto una colletta per comprare i primi generi necessari per il bimbo, ci si
dovrebbe indignare, perché sembra che ci sia una sorta di clima da terra
bruciata sulla faccenda. Il bambino lo chiameranno Francesco. Il pensiero
ovviamente passa per il Papa. In questo mondo che si allontana sempre più dalla
chiesa proprio per i motivi citati, non ci starebbe male sapere che una
telefonata per rincuorare la suora mamma è proprio partita dal celebre omonimo
del piccolo Francesco. Spero che voi che leggete possiate riflettere, ma
soprattutto possiate sorridere come forse sorride il nuovo arrivato. Come si
dice, senza remore....
Nessun commento:
Posta un commento