venerdì 25 ottobre 2013

Argentea orma di memoria.



Spesso ci si chiede perchè così tanta gente ami scrivere. Perchè tanta gente ami scrivere poesia. Le risposte possono essere milioni. Ma se davvero si potesse spremere tutto, dall'imbuto uscirebbe soltanto una parola che è, sopravviversi.

 

Le tracce del volo.

Sono tracce di ricordo
nobili argentee orme
di memoria
cingono svuotando
l'anima dal tempo.

Quanto chiara
diviene la via
astratta confusa
comprendi che
scie di versi volano

Ovunque di arie
attraversato il fuoco
della poesia
potrai raccontare il mondo
consapevole di sopravvivergli. 



Un piccolo appunto.
Presto sarà proposta un'antologia letteraria dalla casa editrice La Lettera Scarlatta, la raccolta poetica si chiamerà: 500poeti dispersi, e io ne farò parte. Spero possiate leggerla prima o poi e che possiate sorridere o lacrimare alla lettura dei versi che contiene.  




 

mercoledì 23 ottobre 2013

Grazie Europa.

E' una domenica dalle parti di Londra. Un ragazzo torna a casa dopo aver lavorato la sera in un ristorante. Il ragazzo non è inglese, non è di colore. Ad un certo punto un gruppo di ragazzi poco più grandi di lui fa irruzione in casa, non si capisce se vogliono rapinarlo, in ogni caso il ragazzo spaventato ha il tempo di chiamare un amico, nemmeno lui è inglese e nemmeno lui è di colore, ma accorre. I due cercano di far ragionare gli intrusi, cercano di spiegarsi, un po' come possono, ma si accende una miccia, scatta una rissa, il gruppo che in realtà è un manipolo di ragazzi dell'est, comincia a menare duro. Il risultato è uno solo, tutti e due i ragazzi vengono soccorsi dall'ambulanza inglese, e tutti e due finiscono all'ospedale. Uno di questi, Joele ha la peggio e spira su una barella. I due ragazzi che hanno cercato di difendersi, non sono extracomunitari, sono anzi comunitari, come voi che leggete in italiano questo post, sono italiani. Quando la polizia riesce ad acciuffate i bulli, loro inveiscono contro le loro vittime e urlano che questi ragazzi stanno rubando loro il lavoro.

Questa notizia è per tutti ruvida perchè in un colpo solo questi ragazzi hanno ricordato a tutta l'Europa, che l'Europa, non è un paese, è una ditta, un gruppo di persone che si sono messi insieme per denaro, e poco altro.
Si hanno sulle prime reazioni dei soliti buonisti che con la bandiera del bigottismo in mano urlano che questo ragazzo è stato ucciso, niente più, niente meno, come potrebbe morire domani un clandestino dalle nostre parti. Le riflessioni sono moltissime, e non sempre si può essere daccordo con tutti, ma la riflessione peggiore è quella che non viene presa sul serio.
In tutti gli stati si stà verificando un cambio generazionale, dove i ragazzi imparano a viaggiare e spostarsi dove il lavoro ancora si trova, ma questo è fisiologico, le popolazioni si sono sempre spostate, il problema sorge quando le "migrazioni" sono eccessive. Dall'alto nessuno se ne rende conto, chi invece vive e lavora per strada capisce che le cose a volte degenerano. Dunque cosa succede? Riferiti ai migranti, si sentono ragionamenti italiani squisitamente politici, che dicono la classica frase di rito all'italiana. Se non vogliamo più migranti, dobbiamo aiutare le popolazioni nei paesi di provenienza. e a noi chi ci aiuta? Ma allora L'Europa a che serve? Se non ci aiutiamo tra noi che siamo comunitari, dovremmo preoccuparci di chi viene da fuori? Forse si, ma con quali risorse, ovviamente soltanto le nostre. E la mentalità? Quella può attendere ora è una questione di soldi. Ancora una volta dobbiamo abbassare la testa e dire. Grazie Europa.

venerdì 18 ottobre 2013

La conta del demonio.

Quanto si è tornati indietro a causa della crisi economica? Gli economisti di mezzo mondo (il nostro) tra cui famosi altolocati professori italiani si lanciano in stime non sempre felici, alcuni credono che si è regredito fino ai lontani anni settanta, altri che l'economia italiana sia come quella risultante da cinque dannati anni di guerra mondiale, altri più pessimisti credono che l'economia non tornerà mai più come prima e a ruota seguirà un regredire continuo della società odierna. Su più giornali nazionali saltano agli occhi riflessioni e articoli legati ai funerali di stato per i migranti morti a Lampedusa, che prima si dovevano fare e poi non si sapeva e infine non sono stati celebrati, e aggiungo. Per fortuna. Intendiamoci, davandi a una tragedia del genere nessuno con un pò di coscienza o nessuno con odi razziali legati alle ossa non ha potuto commuoversi, nel vedere donne che hanno perso mariti, o bambini rimasti orfani quando ormai il sogno europeo era sotto i loro piedi.
Purtroppo però la riflessione che sorge ha un fondamento più terreno, andiamo con ordine.
Cinquant'anni fa vi fu la tragedia del Vajont, e in quel caso nessuno decise per funerali di stato, forse non erano ancora in voga, ma il pensiero torna all'inizio del post. Quanto siamo tornati indietro? Personalmente non ho le capacità per dare una risposta decisa a questa domanda ma ho un pensiero che continua a girarmi in testa. E' davvero possibile che l'Italia sia attraversta da questo pensiero buonista a tutti i costi?
Nel nostro paese è un grosso problema perdere il lavoro, lo sappiamo, una volta perso non lo si ritrova. Allora il mio pensiero vola a quelle persone che non perdono il lavoro perchè licenziati, perdono il lavoro perchè perdono la vita lavorando. Le statistiche da questo punto di vista fanno paura. Metto due numeri per dare l'idea,  i dati si riferiscono al duemiladodici perchè il duemilatredici ancora non è finito, ma ogni anno siamo su queste cifre. Si sono contati quasi 900 morti sul lavoro e sono stati denunciati 750.000 infortuni che hanno dato luogo a 40.000 invalidità permanenti, mentre sul fronte delle malattie professionali ancor più drammatico e sconosciuto, sono deceduti 396 lavoratori per malattie denunciate nel 2012, ai quali ne vanno aggiunti altri 1.187 per malattie professionali denunciate in anni precedenti, e il riconoscimento di oltre 17.000 casi di malattie professionali. 

Bene, tra queste persone c'erano mamme, papà, fratelli, amici, mogli, mariti, figli. A queste persone qualcuno ci pensa? A queste persone qualcuno potrà mai dire mi spiace che le sia successo questo. A queste persone non vengono dati gli onori dei funerali di stato? Qualcuno potrebbe obiettare, che ogni giorno saremo qui a fare funerali di stato. Si, è proprio questo il problema. Si dovrebbero fare, o almeno annunciare, o almeno pensare alle famiglie che rimangono senza un membro importante della famiglia, senza uno stipendio, senza un affetto, come succedeva cinquant'anni fa. Ci stiamo riducendo a fare la conta dei morti per farci notare da questa classe politica, metà di morti migranti contro il doppio dei morti sul lavoro, questo non ha senso. Uno stato buonista dovrebbe essere buono con tutti, con i suoi cittadini e con i futuri, non soltanto con quelli che al momento fanno più rumore. Nel frattempo un pensiero lo tengo esclusivamente per le persone che sono invalide permanenti a causa del loro lavoro, non è questione di essere buoni o malvagi, la questione è che il buonismo eccessivo si ritorce contro i buoni, quelli veri! 

lunedì 14 ottobre 2013

Appagata onestà

Appagata onestà 
 
Perché divorato di denaro
perduta bussola e realtà avresti.
Or che traguardo vedi
abbracci il tuo cruccio
osservi perso nel sentir l'amor
che tanto a lei dedichi
e che tanto t'è costato
è che tanto al conto in divenir
non ve altro che il globo
in cui poter baciarla
e pagar così ogni cosa
ringraziar la vita. Sdebitarla.



Questa credo sia una delle mie poesie più intense. Solitamente non parlo delle mie opere, solitamente le carico e lascio che il lettore possa scrivermi le sue impressioni. Solitamente la vita è davvero pesante, ci mette davanti mille ostacoli e non sempre sappiamo se davvero saremo in grado di uscirne. In questo mondo.

La cosa bella della vita è "averne una di scorta" ci si può immergere a tratti, in un mondo che sia soltanto nostro, il quale non può essere varcato se non da chi vogliamo lo faccia. E' questo il fondo della poesia. Nel proprio mondo ci si può lasciare in un bacio di sentimento, pagare i propri demoni così che stiano buoni per un poco, e sdebitare la vita che tanto ci ha fatto dannare.  
Nella vita del mondo altrui cosrtuir quello che rimarrà soltanto nel nostro cuore. 
Consiglio infine di rileggere questa poesia per comprenderne ad ogni verso il senso che è nascosto. 

venerdì 11 ottobre 2013

Complimenti signora Alice.

Il mondo si sa è un posto strano e le cose più belle, come quelle più terribili possono succederti davvero quando meno te lo aspetti. Il telefono squilla invano per interi minuti in un pomeriggio Canadese.
Poco dopo arriva una donna. "Ciao mamma ascolta, devo dirti una cosa importante". La signora che stava accudendo le sue rose in giardino guarda negli occhi la figlia, si preoccupa pensando chissà a quale brutta notizia. "Hai vinto un premio". Alice, la signora ottantaduenne non sente bene e chiede di ripetere. "Hai vinto un premio, il più importante, si tratta del premio Nobel". Alice abbraccia la figlia, stenta a crederci, invece è tutto vero la signora Munro è la tradicesima donna a vincere il Nobel per la letteratura. Questa signora che è considerata la più grande scrittrice di racconti brevi da noi è quasi sconosciuta, eppure ha subito suscitato la simpatia dei più che non l'avevano mai sentita nominare. In effetti la commissione di uno dei premi più importanti del mondo sorprende spesso, perchè non ci si rende conto di quanto in effetti in concorso vi siano gli autori più disparati che partecipano da ogni angolo del mondo. Per quanto la cultura di un ottimo lettore possa essere estesa chiaramente molti nomi e titoli non si conoscono. Io stesso sono stato incuriosito da questa notizia e mi sono subito andato a informare leggendo alcuni scritti della signora Alice. Mi sono piaciuti.
Ho avuto la fortuna qualche anno fa di visitare una piccolissima fetta di Canada la patria della vincitrice e benché si trattasse di un luogo turistico, ho capito subito che si tratta di un paese con un fascino estremo.

Il premio Nobel è una di quelle istituzioni che hanno il fascino dell'estrema consapevolezza della capacità del vincitore, qualsiasi sia la categoria. E in ogni caso si tratta di un premio che non può che far piacere. Per la sua notorietà e importanza non è possibile giustamente vedere autori all'apice della loro popolarità essere premiati, e si comprende. Si capisce anche che al Nobel non ci si iscrive come al torneo di carte, ma si viene nominati dalla commissione del proprio paese.

Mi permetto una riflessione che non ha nulla a che vedere con la signora Alice.
Per noi italiani che siamo un paese per vecchi, non stupisce che la vincitrice abbia superato di slancio gli ottanta. La mia generazione è stata definita con ogni maldicenza, dai bamboccioni in su, dalla generazione che ci precede, più precisamente dalla fetta della classe dirigente, quella che conta, quella che il Nobel dovrebbe cercare di vincerlo, il fatto è che la generazione che urla alla nostra incapacità, di Nobel ne ha visti passare parecchi, e soltanto uno gonfio di polemiche è stato assegnato al nostro paese, quello di un certo Fò, che però potrebbe essere tranquillamente mio nonno. Quindi Ringraziamo i nonni, italiani o canadesi non importa, e facciamo un applauso per schernire la generazione che si crede intellettuale e lavoratrice, quella stessa classe dirigente che del premio nobel vede soltanto una cosa, i novecentomila euro di vincita, che ha talmente paura dei giovani  che piuttosto che andare in pensione crea nuove categorie che qui chiamiamo esodati. Complimenti, non a voi. Alla signora Alice ovviamente.   




mercoledì 9 ottobre 2013

La vergogna di oggi ma soprattutto di ieri

Mia madre aveva dieci mesi.
In questi giorni si parla, tanto, si parla molto, si applaude, si urla, si sorride. No, forse l'unica cosa che non si fa è proprio sorridere. Stiamo attraversando un momento storico pessimo, e non c'è nulla da sorridere.
Alcuni giorni prima di questa tragica ricorrenza che per molti non ha nessun ricordo particolare, succede una catastrofe. Un incidente. cinquecento persone sono coinvolte e circa trecento muoiono. Non è un disastro aereo. E' un naufragio. Centinaia di persone perdono la vita sperando in un mondo nuovo, bello, lavorativo, pieno di occasioni, dove la parola allegria corre per le strade, dove l'uomo e la donna sono liberi. Chiaramente si tratta di pensieri relativi ai vari contesti di vita.
Ma questo è un altro discorso. Il problema ha un nome preciso oggi "visibilità". La riflessione purtroppo sorvola su Belluno si avvicina sull'ali del vento e si posa a Longarone. Questo comune è noto ma non è un nome riconoscibile. E' il nome del paese andato completamente distrutto e quando scrivo completamente si intende sul serio, dal disastro della diga del Vajont. Purtroppo i fatti successi su un isola lontana hanno fatto scivolare il ricordo della tragica nottata di Longarone in mezzo ad altre mille notizie più o meno importanti e più o meno intense. Una persona distinta, una sola da parte di tutti i politici di turno ha fatto la cosa giusta, si è recato dove doveva essere, si è recato in mezzo alla gente, si è recato sulle tombe del piccolo comune bellunese e ha fatto una cosa che a me ha colpito. Si è scusato (incredibile) per il comportamento della classe dirigente di allora (quella che uccise più di duemila persone, si gli assassini di allora) cercando di dare almeno un poco di dignità alla classe dirigente di oggi. E' un presidente, ma non un Re e nemmeno unA presidente si tratta della seconda carica istituzionale del nostro paese. A cui oggi applaudo.


Questa storia così lontana nel tempo per la mia età, mi ha sempre colpito, non perchè sia una di quelle tragedie all'italiana dove chi ha torto non paga, dove il presidente della repubblica di allora prometteva e nulla o poco si è fatto no, questa tragedia colpisce quando le parole dei superstiti nel documentario creato per ricordare ti colpiscono l'anima con le loro lacrime. Cinquant'anni, e ancora si piange, non di rimorsi, ma di ricordi. Addirittura alcuni giovani alpini volevano disertare, una volta passata la prima giornata di recupero e soccorso a Longarone. In ogni caso anche in questa giornata siamo riusciti a calpestare la memoria distraendoci con un'altra tragedia. Qui si ricorda che i morti di Longarone vennero sepolti in fretta e fuga per evitare contaminazioni e chi non era riconscibile rimaneva senza nome, e tutto questo è stata opera della mano dell'uomo. Le persone che quel lontano 9 ottobre del 1963 non ebbero funerali di stato, pur essendo tutti italianissimi, i nonni di molte di quelle persone andarono a sparare ai russi come alpini nel '42 per la madrepatria, assieme al sergente nella neve, e quelli sopravvissuti non ebbero nemmeno una stretta di mano, si trattava di persone, che forse oggi meriterebbero più rispetto, esattamente persone come quelle annegate nel mediterraneo. I giornali cercarono di fare rumore per accendere i riflettori sulla catastrofe, ma purtroppo si cercò in tutti i modi di far passare la tragedia come un disgraziato evento che non era prevedibile. Le persone di allora erano troppo poche per far rumore abbastanza da esser sentiti. Oggi sappiamo la verità e, pur essendo oggi un giorno di lutto, il lutto chiacchierato dai tg è quello sbagliato, domani di Longarone non si sentirà più parlare, mentre della folla altolocata ai funerali di stato delle vittime del barcone si sentirà parlare per giorni, ancora una volta per distrarre le persone dal vero obiettivo. Insomma, anche oggi personalmente provo vergogna, ma non per la giornata di ieri, per il ricordo già sfumato di oggi 9 ottobre!   







martedì 8 ottobre 2013

Di Mercurio Volo e Voce.





Di Mercurio Volo e Voce.
Tu che hai di ceramica parola
Ornata a verbi
E consonanti colorate
Plana o essere
d’essenza sandalo
in me le tue grandi
platane foglie crescono
d’esterno luce catturano
sciogli pioggia ostinata
di giugno e del lucido
bisbiglio.
Fai frusciare il tuo sapere
dentro il vuoto d’ignoranza
emotiva, persuasa, retorica
sfuggente d’origine olimpa
d’ostensa potenza
chiara e aleggiante al cielo.

sabato 5 ottobre 2013

Il soprabosco.



Ogni anno si vedono campagne per evitare l'abbandono degli animali poco prima dell'estate. Questo problema è davvero un problema perché è chiaro che il pericolo non è soltanto quello di uccidere un povero animale abbandonato, ma quello di mettere in pericolo ogni guidatore, se immaginiamo che per evitare un animale un guidatore, magari con la famiglia in macchina potrebbe uscire di carreggiate ed essere vittima di incidenti davvero pericolosi. Questo è quello che succede in gran parte d'Europa.  Dalle mie parti, sulle Alpi Marittime ogni anno si sentono notizie che riguardano animali selvaggi investiti e purtroppo uccisi dalle auto di passaggio. Solitamente si tratta di cinghiali, caprioli, e nei casi peggiori cervi, ma anche di volpi, o piccoli animali di sottobosco.



Per questo motivo quando mi sono imbattuto in un sito che descrive come affrontano la questione in Canada mi sono subito appassionato e ho scavato nelle notizie per capire meglio l'idea che è geniale. Questa pratica non è nuova ma raramente se ne sente parlare. Mi riferisco ai "ponti per animali selvaggi." Ovviamente in questo caso le dimensioni contano. Insomma, immaginatevi di essere sulla Trans Canada Highway, e di trovarvi davanti un animaletto come un alce che ha le dimensioni di un cavallo, o un orso, nero o grizzly, fate voi. Trattandosi di animali davvero grandi si è deciso di creare questi cavalcavia che permettono a tutti gli animali della foresta di attraversare l'autostrada senza rischiare la loro e altrui vita. Si è calcolato che dal 1996 anno in cui è stato creato il primo ponte più di duecentomila animali abbiano transitato senza pericoli la strada che taglia in due la loro foresta.
Come funzionano questi ponti? Uno potrebbe pensare, come fanno questi animali a capire che è proprio quello il punto dove attraversare? E' semplice i ranger Canadesi famosi soprattutto per la loro amicizia con Yoghi e Bubu hanno pensato di creare dei piccoli laghetti, perché solitamente gli animali passavano attraverso l'autostrada per raggiungere il fiume. In questo modo gli animali possono dissetarsi sul ponte e poi decidere se proseguire nella loro passeggiata raggiungendo il torrente o tornarsene da dove erano venuti, ma importante e al disopra di tutto, incolumi. Questo è l'ennesimo aspetto del mitico paese del nord che fa pensare a quanto a volte basti poco per essere civili, non solo con gli animali della specie sapiens ma con tutti gli animali che occupano un pezzo del nostro straordinario pianeta.  

giovedì 3 ottobre 2013

La sbagliata giustizia.

E' una giornata di sole. Un gruppo di motociclisti si ritrova per una gita di gruppo, sono numerosi. Decidono di prendere la HighWay di New York. Un suv li raggiunge e tenta di superarli, ma sono troppi, e facendo poca attenzione tampona un ragazzo di ventisei anni. Il gruppo inveisce all'uomo al volante. Questo per tutta risposta tenta di fuggire. Nella fuga investe un altro motociclista che rimane letteralmente schiacciato dal pesante suv. In ogni caso riesce, nello sgomento generale ad allontanarsi. Chiaramente un suv per quanto possa essere potente non può fuggire ai motociclisti che lo rincorre. Al primo semaforo uno di questi tenta di aprire la porta dell'auto ma il guidatore sgomma e lo fa rotolare a terra. Al secondo semaforo riescono a bloccarlo, volano caschi e pugni, il guidatore viene tirato fuori dall'auto e pestato, mentre altri distruggono il pesante suv.

La rifelssione è duplice. Il video fa velocemente il giro del web, alcuni commentano a favore dei motociclisti altri a favore del malcapitato automobilista. Se si guarda attentamente il video si capisce come un attimo può cambiarti la vita. Il motociclista investito, è grave e probabilmente non camminerà più grazie ad una disattenzione dei due protagonisti di questa storia, il motociclista ha rallentato proprio mentre il suv cercava di superarlo.
Se l'automobilista si fosse fermato, forse avrebbe evitato la reazione rabbiosa del gruppo, che ha compreso subito la gravità delle condizioni del motociclista investito.
Questa storia fa anche capire quale nebbia di buonismo copre gli occhi di chi abitualmente guarda i telegiornale, insomma alcuni guidatori solitamente ubriachi avrebbero bisogno di passare per le mani degli amici delle vittime. Solitamente i nostri pirati della strada si dileguano e nessuno sa più che fine facciano, con buona pace dei parenti delle vittime della strada, e nel caso si dovessero trovare grazie alla legge italiana si troverebbero a pede libero nel giro di poco. In questo caso, il pirata, ha trovato chi, in maniera forse esagerata, gli ha fatto capire che gli incidenti succedono ma che non si fugge davanti alle proprie responsabilità.
Purtroppo quello che fa da sfondo è ancora peggio, perchè nell'auto non c'era soltanto il guidatore, ma la moglie e la figlia, che i motociclisti non hanno sfiorato. Insomma, se hai la famiglia al seguito e dopo un incidente del genere tenti anche di fuggire, allora sembra che te la sia cercata. E' assolutamente sbagliato cercare di farsi giustizia da sè ma se non avessero rincorso il suv tutto sarebbe finito senza un colpevole. Davvero non saprei dire chi ha torto e chi no.  

mercoledì 2 ottobre 2013

L'estate bambina delle lucciole





L'estate bambina delle lucciole

Alterna luce che tanto ammalia
è eterno lume offuscato
tra pupille di bambine
può celarsi nel tenue volo
che attenta segui con lo sguardo
offuscato dall'aurora dell'estate
e chiome in mano al vento
aleggiano frusciando
in rumori di risate e di stupori

Quanto ancora mancheranno
le serate ove il pensiero
spaziava ovunque
dove l'aggrottarsi delle fronti
non era contemplato
dove bastava seguire
il piccolo lume per entrare
nel nostro piccolo mondo
e di lì non più fuggirgli.