Il mondo si sa è un posto strano e le cose più belle, come quelle più terribili possono succederti davvero quando meno te lo aspetti. Il telefono squilla invano per interi minuti in un pomeriggio Canadese.
Poco dopo arriva una donna. "Ciao mamma ascolta, devo dirti una cosa importante". La signora che stava accudendo le sue rose in giardino guarda negli occhi la figlia, si preoccupa pensando chissà a quale brutta notizia. "Hai vinto un premio". Alice, la signora ottantaduenne non sente bene e chiede di ripetere. "Hai vinto un premio, il più importante, si tratta del premio Nobel". Alice abbraccia la figlia, stenta a crederci, invece è tutto vero la signora Munro è la tradicesima donna a vincere il Nobel per la letteratura. Questa signora che è considerata la più grande scrittrice di racconti brevi da noi è quasi sconosciuta, eppure ha subito suscitato la simpatia dei più che non l'avevano mai sentita nominare. In effetti la commissione di uno dei premi più importanti del mondo sorprende spesso, perchè non ci si rende conto di quanto in effetti in concorso vi siano gli autori più disparati che partecipano da ogni angolo del mondo. Per quanto la cultura di un ottimo lettore possa essere estesa chiaramente molti nomi e titoli non si conoscono. Io stesso sono stato incuriosito da questa notizia e mi sono subito andato a informare leggendo alcuni scritti della signora Alice. Mi sono piaciuti.
Ho avuto la fortuna qualche anno fa di visitare una piccolissima fetta di Canada la patria della vincitrice e benché si trattasse di un luogo turistico, ho capito subito che si tratta di un paese con un fascino estremo.
Il premio Nobel è una di quelle istituzioni che hanno il fascino dell'estrema consapevolezza della capacità del vincitore, qualsiasi sia la categoria. E in ogni caso si tratta di un premio che non può che far piacere. Per la sua notorietà e importanza non è possibile giustamente vedere autori all'apice della loro popolarità essere premiati, e si comprende. Si capisce anche che al Nobel non ci si iscrive come al torneo di carte, ma si viene nominati dalla commissione del proprio paese.
Mi permetto una riflessione che non ha nulla a che vedere con la signora Alice.
Per noi italiani che siamo un paese per vecchi, non stupisce che la vincitrice abbia superato di slancio gli ottanta. La mia generazione è stata definita con ogni maldicenza, dai bamboccioni in su, dalla generazione che ci precede, più precisamente dalla fetta della classe dirigente, quella che conta, quella che il Nobel dovrebbe cercare di vincerlo, il fatto è che la generazione che urla alla nostra incapacità, di Nobel ne ha visti passare parecchi, e soltanto uno gonfio di polemiche è stato assegnato al nostro paese, quello di un certo Fò, che però potrebbe essere tranquillamente mio nonno. Quindi Ringraziamo i nonni, italiani o canadesi non importa, e facciamo un applauso per schernire la generazione che si crede intellettuale e lavoratrice, quella stessa classe dirigente che del premio nobel vede soltanto una cosa, i novecentomila euro di vincita, che ha talmente paura dei giovani che piuttosto che andare in pensione crea nuove categorie che qui chiamiamo esodati. Complimenti, non a voi. Alla signora Alice ovviamente.
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