La ballata di Pan.
Odi,
è l’esser di ginepro
Ascolta
è come vespro
Ancora
una nota
Aurora
piove e chiosa
Là
giù intatta insidia
È
il verde e il turchese
Dei
ricci alisei
Sù,
apri le braccia
Salmastro
sospingerti
Attende
il tuo battito.
Ancora
un canto
Alba
d’oggi notte
Par
che tu viva
Ancor
non evada gota
Tingi
i miei versi ell’ etere
Foglie
come odor d’incensi
Verso
l’arboreo
Ancora
nome di
Un
sordo urlato
Ancora
Faggio
Torna
e con tutte
Le
radici intriche
Illudi
te stesso
E
silvane liriche
Ode
di te esser stata
Il
sottobosco e strato
Mani
fredde stringono
Inumidito
di cicale suono.
Danza
alla fronda folta
Il
figlio dell’olmo
Ancor
ascolta il tuo fiato
Taci,
è il pianto s’arrende
E’
il gioco che rapprende
O
tu tappeto di affetto
Abbracciami nel sonno.
Morfeo
Il passato che mi sta di fronte, anelo e ricerco il suono nella surrogazione di una canzone e mai sarà come il sibilo del vento.
RispondiEliminaTra polveri e cemento i miei sensi subiscono l'ottundimento, l'orecchio si rifiuta l'ascolto di striduli baccani e il timpano si ritrae.
Saro presto sordo e finirò la mia in un posto chiamato bosco, non udro'?
Bene, rallegrero' la vista e l'olfatto e avvertiro' l'olezzo del Capro che insegue la diafana ninfa.
Neoptolemos.
Grazie del pensiero Michele.
RispondiEliminaAverla letta é stata nutrimento che alimenta i tessuti del mio corpo.
EliminaPalavo di metrica questa mattina, prima ancora di pervenire alla lettura del tuo Pan.
Grazie a te.