Si tratta di una corsa ciclistica, la notizia è riportata su un social network, (e su alcuni giornali on-line) e riceve ogni sorta di critica e di commento. Il problema è che purtroppo il giornalista racconta un fatto successo in Sicilia, e questo ha fatto scattare l'orgoglio siciliano prima ancora di quello agonistico. Io lo riporto in parte e ci rifletto sperando di non provocare lo stesso putiferio.
Siamo in provincia di Enna, stà per partire una corsa ciclistica per amatori, la classica granfondo, che conta comunque 150 km scusate se è poco, attenzione non si tratta di persone che corrono per vivere, ma di persone che corrono la domenica per passione, magari per ritrovarsi con gli amici. Sembra tutto pronto organizzatori operativi, comuni allertati, e atleti pronti per la partenza. Non so bene come, ma, arriva una notizia che è come un macigno. Arriva il demonio, arrivano i cattivi! Sono i carabinieri e stanno arrivando per fare i classici controlli antidoping.
Oddio, scatta il panico, alcuni non sanno che fare, (gli incerti, si danno all'acqua santa) altri non sembrano preoccupati (gli onesti) altri invece sanno benissimo come comportarsi. Si fa armi e bagagli! Su 292 partecipanti almeno 90 decidono di andarsene senza fare complimenti e senza dare spiegazioni, come se ce ne fosse bisogno.

La notizia si può commentare in ogni sua forma, per ogni sua realtà nascosta, per ogni sua immagine sbagliata che dà dello sport, in ogni direzione la notizia ha dei problemi.
Il problema più grande è il fatto che moltissimi ragazzi presenti alla competizione e non, si siano scagliati contro il cronista tacciandolo di persona di malafede e di personaggio avverso alla Sicilia (questo è quello che preferisco scrivere, rispetto i veri commenti). E' qui che parte la mia personalissima riflessione, vediamo di non inciampare. Come al solito i furbetti di turno passano inosservati. Ragazzi, non mi sembra il caso di prendersela con il giornalista non trovate? Io mi sarei scagliato con i ciclisti rinunciatari, e contro le loro squadre mettendoli in bella mostra, mi preoccuperei più di difendere quei due terzi di veri atleti isolani o meno, che sono rimasti senza paura e con serenità a disputare la corsa, insomma, una volta alzato il dito alla luna gli stolti guardano ancora il dito? Incredibile ma si.
Purtroppo il ciclismo è uno degli sport più pesanti e difficili e io da spettatore ogni volta che vedo un uomo arrancare su una salita che pende così tanto che si faticherebbe salire a piedi mi emoziono. Mi piace il ciclismo le fughe, le volate, e sorvolo ogni volta che le notizie urlano allo scandalo del campione "pompato". Il ciclista, che sia complice o meno lo fa perchè è la sua passione e a certi livelli perchè è il suo lavoro. L'estirpare la piaga del doping secondo il mio piccolissimo e inutile giudizio sarebbe possibile in una sola maniera. Rivolgendomi alle persone che possono farlo.
Accorciate le tappe! Come si può credere che un uomo normale che mangia tortellini, e che pesa 60kg, è alto 1,80cm possa fare 250/300 chilometri al giorno con salite allucinanti e lunghissimi rettilinei sotto il sole di luglio e la pioggia di maggio. Purtroppo i veri assassini di questo sport bellissimo non sono gli atleti, e nemmeno i medici, e nemmeno i preparatori, e nemmeno i giornalisti, neanche i tifosi e scusate, neanche i siciliani! I veri killer sono gli organizzatori. Coloro insomma che sui pedali non ci vanno, e che hanno in mente il massimo guadagno con il minimo sforzo. Spero di essermi spiegato meglio di altri con sincerità e un po di ironia.
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