lunedì 30 settembre 2013

La pioggia nel pineto di un anima avventurosa ed enorme!

Taci. Su le soglie
del bosco non odo
parole che dici
umane; ma odo
parole più nuove
che parlano gocciole e foglie
lontane.
Ascolta. Piove
dalle nuvole sparse.
Piove su le tamerici
salmastre ed arse,
piove sui pini
scagliosi ed irti,
piove su i mirti
divini,
su le ginestre fulgenti
di fiori accolti,
su i ginepri folti
di coccole aulenti,
piove su i nostri volti
silvani,
piove su le nostre mani
ignude,
su i nostri vestimenti
leggeri,
su i freschi pensieri
che l'anima schiude
novella,
su la favola bella
che ieri
t'illuse, che oggi m'illude,
o Ermione.

Odi? La pioggia cade
su la solitaria
verdura
con un crepitio che dura
e varia nell'aria secondo le fronde
più rade, men rade.
Ascolta. Risponde
al pianto il canto
delle cicale
che il pianto australe
non impaura,
né il ciel cinerino.
E il pino
ha un suono, e il mirto
altro suono, e il ginepro
altro ancora, stromenti
diversi
sotto innumerevoli dita.
E immensi
noi siam nello spirito
silvestre,
d'arborea vita viventi;
e il tuo volto ebro
è molle di pioggia
come una foglia,
e le tue chiome
auliscono come
le chiare ginestre,
o creatura terrestre
che hai nome
Ermione.

Ascolta, Ascolta. L'accordo
delle aeree cicale
a poco a poco
più sordo
si fa sotto il pianto
che cresce;
ma un canto vi si mesce
più roco
che di laggiù sale,
dall'umida ombra remota.
Più sordo e più fioco
s'allenta, si spegne.
Sola una nota
ancor trema, si spegne,
risorge, trema, si spegne.
Non s'ode su tutta la fronda
crosciare
l'argentea pioggia
che monda,
il croscio che varia
secondo la fronda
più folta, men folta.
Ascolta.
La figlia dell'aria
è muta: ma la figlia
del limo lontana,
la rana,
canta nell'ombra più fonda,
chi sa dove, chi sa dove!
E piove su le tue ciglia,
Ermione.

Piove su le tue ciglia nere
sì che par tu pianga
ma di piacere; non bianca
ma quasi fatta virente,
par da scorza tu esca.
E tutta la vita è in noi fresca
aulente,
il cuor nel petto è come pesca
intatta,
tra le palpebre gli occhi
son come polle tra l'erbe,
i denti negli alveoli
son come mandorle acerbe.
E andiam di fratta in fratta,
or congiunti or disciolti
( e il verde vigor rude
ci allaccia i melleoli
c'intrica i ginocchi)
chi sa dove, chi sa dove!
E piove su i nostri volti
silvani,
piove su le nostre mani

ignude,
su i nostri vestimenti
leggeri,
su i freschi pensieri
che l'anima schiude
novella,
su la favola bella
che ieri
m'illuse, che oggi t'illude,
o Ermione.

sabato 28 settembre 2013

Uno su mille.

Sono "Antonio", ad agosto la mia azienda manda tutti in vacanza, benchè io e i miei colleghi non ne avessimo bisogno, eppure causa la crisi, si và, chi può tutti al mare.
In famiglia si stà bene ma tocca ricominciare con i turni e dato il momento ne siamo tutti felici. Parcheggio l'auto e noto ai cancelli un piccolo gruppo di persone, che strano, penso, mi avvicino, i cancelli sono chiusi. Partono svariate telefonate, cerchiamo di capire cosa è successo. Ad un certo punto capiamo che qualcosa non va, arriva un collega che spiega che siamo tutti vittime di una truffa. Durante le nostre vacanze l'azienda ha fatto baracca e burattini e tutti i macchinari sono ormai in viaggio per un paese dell'est Europa, la mia unica espressione è una maschera di incredulità.
Passano alcuni giorni, e ci rendiamo conto assieme ai sindacati che è tutto vero, un incubo che si materializza davanti ai nostri occhi. Incredibile, tutta la fabbrica è stata smantellata in tempi record e i dirigenti se ne sono andati senza nemmeno un ultimo saluto. Cominciamo a batterci per i nostri diritti completamente calpestati, per l'ingiustizia sociale che chiude l'Italia in un angolino nel completo menefreghismo della classe politica. Nemmeno uno dei nostri responsabili eletti in parlamento mette una voce, nemmeno flebile, nemmeno un rantolo su una questione che urla quanto meno rabbia e impotenza.  

In questi giorni accendo la televisione (sperando di sentire qualcosa sui nostri problemi) e sento un illustre personaggio imprenditore di famiglia, che rilascia un intervista, niente di strano, è normale che una personalità parli del momento difficile, ma il discorso non verte su questioni di problemi occupazionali, questo distinto signore annuncia che non ama le coppie gay e che di conseguenza le pubblicità del suo marchio non avranno mai famiglie impegnate, se non quelle tradizionali, non mi scandalizzo si tratta di un'ottima azione di marketing, la quale a gratis raggiunge tutta Italia. La notizia rimbalza, non è una notizia che investe la stampa come altre ma nel frattempo prende piede un pò ovunque e se ne parla diffusamente. Nel frattempo i mille tra deputati e senatori, si minacciano a vicenda per vicende che con la vita vera non hanno nulla a che fare e i giornali parlano diffusamente e minuziosamente di questo aspetto inutile della vita comune. In Sicilia sbarcano altri mille migranti, che sicuramente vengono per fuggire un male estremo come la guerra, questo lo capiamo ma non capiamo perchè ministri di tutti i colori diano questo come scontato e non muovano un dito per studiarsi una soluzione, ma anche in questo caso l'informazione corre veloce e si scatena su ogni giornale. Non so di preciso se noi operai (abbandonati a noi stessi) siamo mille, l'unica cosa che mi rimane è ascoltare Morandi, e credere ancora che forse quell' uno su mille sono proprio io e che forse ce la farò, a trovarmi un altro posto di lavoro intanto grazie Italia!

martedì 24 settembre 2013

Fumo d'ottobre



Fumo d'ottobre

E' fumo di caldarroste
coraggio non lasciarmi ora
sotto viola dell'ultimo glicine

E' fumo di forza essenza
speranza banda ancora
sull'ala del grecale

E' fumo è strade vuote
giorni all'aurora
ad attenderti ogni sera

E' fumo un bacio all' aroma
della notte che ci attende
camminando a fianco in frescura


lunedì 23 settembre 2013

La grandezza dell'artista mancato.

Da tempo ci sono correnti di pensiero che giudicano la canzone una forma artistica commerciale e per questo viene spesso messa all'angolo dai grandi critici e pensatori. La poesia è nata come una canzone, si è evoluta come una forma d'arte che ha insito l'animo del pensiero umano ma letterario. Nel secolo scorso, molti artisti, poichè è chiaro che con valori diversi ogni cantautore è un artista, hanno fatto riaffiorare la poesia dentro un ristretto ritornello che in alcuni casi è così tanto intenso da rimanerti dentro. Questa canzone così corta con così poche strofe per me è una chiesa fatta di musica che contiene i versi di una poesia.

Un passo in particolare rimane nel cuore di tutti quelli che lo ascoltano. Lo riporto, per far comprendere quanta poesia a volte si trova in certe canzoni. Io l'avrei divisa come di seguito, e forse potrebbe far pensare di essere uscita da un libro di un maestro come Neruda.



E' troppo grande la città
per due che come noi,
non sperano però
si stan cercando

La riflessione.
Chiaramente scritta da me e magari anche pubblicata, non saprebbe di grande poesia degna dei migliori artisti, ma è questo che si dimentica sempre. Quante volte abbiamo sentito, magari ad una esposizione artistica, o al museo, la classica frase "questo lo facevo anche io" del sapientone di turno?
E' proprio qui la differenza, l'opera d'arte non è ripetibile che essa sia un dipinto, una scultura una fotografia, un film, una poesia e via discorrendo.
La prossima volta che il buzzurro che vi stà a fianco sparerà la frase succitata già dal sapientone non rispondetegli con la domanda: allora perchè non l'hai fatto tu? Ma sorridete dentro, senza farvi vedere lasciandogli la certezza di credere nelle proprie possibilità, dimenticandolo dopo pochi minuti come il migliore degli artisti mancati.  


venerdì 20 settembre 2013

Siamo proprio in Europa!


Navigando nel web si scovano spesso notizie e informazioni particolari o curiosità. Questa volta mi sono imbattuto in un sito che raccoglie le storie dei paesi fantasma sparsi per il mondo.
La mia attenzione è stata calamitata da diversi paesi (spesso montani) che con l'andare del tempo soprattutto negli anni sessanta hanno subito uno spopolamento tale da rimanere privi di abitanti, chiaramente si trattava oltre che di comodità anche di necessità, perché per andare a lavorare magari in fabbrica era ovviamente meglio vivere vicini alle città in piena espansione. Un paese francese ha una storia che affonda le radici nel boom economico del dopoguerra ma la vicenda ha qualcosa di diverso.


Finiti i bombardamenti, e le atrocità della seconda guerra mondiale in Francia si costruiscono grandi infrastrutture per rilanciare l'economia nazionale. A pochi chilometri da Parigi prende forma l'aeroporto De Gaulle. Lì vicino a poco più di un chilometro sorge il paese di Goussainville ovviamente sconosciuto ai più. La società che gestisce la grande opera fa presente agli abitanti che sulle loro teste ogni cinque minuti sfreccerà un aereo che genererà un rumore infernale, propone così un acquisto di massa. Molti abitanti, probabilmente ancora non abituati agli aeroplani rifiutano, pensando che ad appena mezzora di auto si trova la capitale e che in fondo non si tratti di un buon affare. Fatto è che l'aeroporto prende servizio e nell'andare del tempo funziona a pieno regime. Gli abitanti, uno dopo l'altro lasciano il paese a causa di quel rumore che non è più sopportabile.
La riflessione giunge a questo punto della storia. Burocrazia francese come la nostra. Ultimamente alcune persone hanno mostrato un certo interesse verso il paesino abbandonato, insomma se ci pensiamo si tratta di un paese vicino a Parigi, e con i materiali edili di ultima generazione il paese potrebbe rinascere con case insonorizzate divenendo un villaggio di periferia che potrebbe attrarre investimenti. Problema è che nell'andare del tempo la società dei trasporti transalpina ha comprato quasi tutti i fabbricati esistenti, ma l'amministrazione locale ha disposto la loro demolizione. Ci si trova così davanti ad un caso “all'italiana”cioè persone interessate a fare investimenti contro amministrazioni ca cui non importa un fico secco della nuova possibilità. Insomma se si guarda bene ognuno ha i suoi problemi ma tutti sembrano simili. Io personalmente faccio il tifo per questo paesino dimenticato e per la sua restaurazione. In barba alle scelte sbagliate di politici disinteressati. Chissà che un giorno non esclameremo la classica frase presa dal solito discorso al bar dello sport. “Siamo proprio in Europa!”

mercoledì 18 settembre 2013

Il coraggio e la viltà

E' una serata tranquilla, sembra una classica serata di fine estate. Ad un certo punto viaggiando in auto due persone vedono un ragazzo steso sul ciglio, sembra ferito gravemente. Si fermano, una bella signora bionda scende e cerca subito di capire cosa fare, è un medico, e anche se non lavora in area critica come quella di un pronto soccorso, sa il fatto suo, comprende la gravità, e fa chiamare subito il 118. Si fermano altre auto, altri passanti per dare una mano.
Il ragazzo in questione è di origine indiana preso a bastonate.
Dal lungo rettilineo, nella notte si avvicinano velocissimi dei fari di un'auto, all'ultimo momento sterza e investe tutti, il ferito indiano, i passanti, e purtroppo anche la coraggiosa dottoressa bionda. Ne fa una strage, sono otto le persone ferite e due persone muoiono. Nella confusione il delinquente assassino fugge dileguandosi nella notte.
Avrete capito. Si tratta dell'incredibile storia della dottoressa investita dalle parti di Bergamo qualche giorno fa.
Cominciano le indagini e qualche giorno dopo viene fermato l'assassino. E' il fratello del ragazzo agonizzante sul ciglio della strada, morto anche lui assieme alla dottoressa.


Questa triste storia ha toccato le coscienze di molti e fatto salire la rabbia a molti altri.
Oltre alla tragedia si è consumata un'altra faccenda proprio lì sul luogo della strage. Ma andiamo con ordine.
Sappiamo che esiste Il mal di montagna, quando si superano i 3500 metri di altitudine si soffrono i primi sintomi, tutti conoscono il mal di mare, esiste anche il mal d'Africa. Questi disturbi, sono ben documentati e ben conosciuti, vi è poi un altro male che almeno la metà degli italiani subisce ogni giorno e che purtroppo nessuno spiega o cerca di studiare. E' il Mal d'Italia.
Si perché sul posto dell' ”incidente” accorrono ambulanze e carabinieri. Quando i feriti sono stati portati via, rimangono i militari dell'arma per i rilevamenti del caso, e proprio in quel frangente uno dei carabinieri decide di approfittare della situazione. Apre una delle auto coinvolte, vede una borsa e ruba il bancomat di una ragazza (la proprietaria) che è finita all'ospedale. Si potrebbe pensare a questo punto che per problemi economici uno sarebbe disposto a tutto. Peccato che non sia questo il caso. Infatti il giorno dopo il militare decide di andare a giocarsi la refurtiva ai video poker. Per fortuna alcuni suoi colleghi che amano la propria divisa lo denunciano per furto.
Questo è quello che ammala le persone, questo è quello che ammala gli italiani della sindrome del mal d'Italia. E' incredibile, e la cosa ancor peggiore è che per colpa di un'altra branca del mal d'Italia (il diritto e la privacy) i nomi e le immagini delle vittime finiscono in prima pagina sui giornali, i nomi e le immagini dei delinquenti, perché è di questo che si parla non appaiono mai da nessuna parte con buona pace dei pazienti, noi italiani malati di Mal d'Italia.
Quindi un pensiero va alla coraggiosa dottoressa, mentre un gestaccio va alle persone che sono riuscite in un colpo solo a uccidere due persone e a derubare un ferito.
Personalmente cerco sempre di essere obiettivo e di evitare le generalizzazioni, ma questa volta si tratta davvero di coraggio e di viltà.

sabato 14 settembre 2013

Notte di ghiaccio.



Notte di ghiaccio.

Non preoccuparti d’ aver contratto
un contagioso sorriso
letizia ostentata trattieniti a stento.
Radiosa sarai entro al tuo vento
vola sul ragliare rabbioso degli sciocchi
sfiorando alture tra muti rintocchi.
Sarai il domani di qualcuno
non sarò oggi inopportuno.
Traditore tramonto, indugia,
ghiaccio scultore la notte accendi
che lei possa vedermi,
come un ombra,
onnipresente

mercoledì 11 settembre 2013

E' solo questione di rispetto.

Oggi è una di quelle date che vengono ricordate e che tutti quelli della mia generazione non dimenticheranno mai. Si dice che tutti ricordano cosa stessero facendo quel giorno. E' vero.
Io ero in cantiere, e un mio amico mi chiamò al cellulare per dirmi che stavano attaccando gli Stati Uniti. Ricordo di avergli detto di non prendermi in giro. Poi tornando a casa sul furgone ascoltai la diretta di RDS, e successivamente tutte le dirette tv, da Mentana al tg1.
Oggi, sui social network si trovano ricordini con la classica frase di rito. "Per non dimenticare." Ho notato però che il pensiero complottista è molto diffuso, e che molte persone credono che il vero kamikaze dell'11 settembre sia lo stato americano che avrebbe deciso di autoflagellarsi per cominciare una guerra su più fronti nell'area medio orientale.
Ognuno ha i sui pensieri e la cosa migliore è credere che sia giusto così, personalmente però non credo a una sola frase che riguarda un possibile complotto del genere.
Partiamo con la riflessione.

Sappaimo in che stato di menefreghismo totale si trovi la classe politica italiana, ci sono addirittura persone che pensano che l'Italia al G20 abbia cercato di fare una sorta di doppio gioco, una specie di: siamo contro le armi chimiche e quindi stiamo con gli Stati Uniti, però siamo contro la guerra, e quindi stiamo con la Germania. Essendo Italiani, il popolo delle contraddizioni, a noi nulla suona strano. Queste frasi all'estero però hanno un non so chè di familiare, più o meno tutti sappiamo come il nostro paese si comportò quando decise di entrare nel primo conflitto mondiale, e questo basterebbe per immaginarsi un'altra figuraccia da parte nostra.
In ogni caso l'alleanza che lega il nostro paese alla superpotenza d'oltreoceano è stabile e duratura da quando molti ragazzi tergati US hanno perso le loro vite per regalarci la libertà e il mondo che conosciamo oggi. Qui cade ancora un'altra cntraddizione anticomplottista. Seguitemi.
Siamo divorati da una crisi che non vuole lasciarci spazio per mantenere il nostro tenore di vita, a tutti i livelli, quelli più agiati e quelli meno si cerca di non perdere la possibilità di potersi regalare una vacanza, o di poter fare una follia e comprare un paio di scarpe da 250€, o l'auto nuova anche se pagata con rate strozzapreti. Qualcuno potrebbe pensare: e questo che centra?
La mia risposta è questa. Il mondo che ci circonda si è formato partendo dal modello americano, in questo sistema ci siamo tutti, non c'è nessuno che possa chiamarsi escluso, se domani una di queste persone che urlano alla farsa dell'11settembre che pensa fermamente che le azioni di guerra USA siano guidate soltanto da una violenza-economica, si dovesse presentare con una fiammante moto appena uscita dal concessionario, fategli presente che il lavoro da impiegato che gli ha permesso di acquistare il suo bolide è frutto della vita dimenticata di un ragazzo ventunenne del Kentucky che è morto per il suo ma soprattutto per il nostro paese.
Oggi è l'undici settembre, e forse è meglio non dimenticarselo. E' solo questione di rispetto.



martedì 10 settembre 2013

I confini della fortuna

Questione di numeri. Si, i seguenti. 10.771 posti disponibili. 84.165 i partecipanti. Fa spavento vedere in quali condizioni ci si ritrova nel nostro paese. Stò parlando del test d'ingresso alla facoltà di medicina dell'università La Sapienza. Il numero rispetto l'anno scorso è aumentato di circa diecimila partecipanti. La riflessione è spontanea. Nel nostro paese il sogno di trovare un lavoro è sempre più lontano. Si sa ormai di schiere di ingegneri, architetti, e laureati di ogni sorta e grado che fuggono in massa verso paesi esteri. Quelli che possono ancora pensare di fare carriera qui in Italia senza avere un papi che da la spintarella sono proprio i laureandi in medicina. Forse non lo si era capito. Si avranno ovviamente ricorsi su ricorsi, ma la sostanza non cambierà, i fortunati, (perchè è di questo che si tratta, certamente non è un test a fare la selezione dei migliori) hanno il mio in bocca al lupo, per tutti gli altri cerchiamo di capire un percorso alternativo.
Per chi ama davvero il mondo della medicina ci sono moltissimi indirizzi utili per rimanere nel ramo una volta finita l'università.

Primo su tutti la laurea in infermieristica, utile e che abbraccia un enorme bacino di possibilità, mantenedo il candidato a contatto con il paziente.
Segue la laurea di tecnico di radiologia, costui ha una mansione più distaccata e più tecnica come dice il nome stesso.
Dopo ci sono altre mansioni che possono essere utili, come il dietologo, lo psicologo, il fisioterapista, e potrei elencarne altre ma tralasciamo.
I numeri per certe facoltà ovviamente sono sempre esorbitanti, insomma chi non sognerebbe un giorno di ritrovarsi con una appendice mozzata in mano, o con un conto in banca pronto a farvi viaggiare per mezzo mondo? Forse è questo il problema, la legge dei grandi numeri segue la legge della guerra tra i poveri, chi non potrà laurearsi in medicina e chi non potrà laurearsi in un percorso simile purtroppo sarà obbligato a guardare oltre. Confine...

lunedì 9 settembre 2013

Tornati

Oggi sono tornato. Sono stato a Parigi. Ho avuto la fortuna di visitare una città bellissima e ricca di monumenti e musei imperdibili, bellissimi e impressionanti. Lascio però questo argomento per un post successivo che scriverò tra qualche giorno.
Leggerete di seguito un post che vuole far riflettere. Mi metterò nei panni di un turista. Cioè i miei, e nei panni di un giornalista di guerra, Quirico de LaStampa, che si incontrano al loro ritorno. Da tempo, diciamo da quando il giornalismo italiano ha cominciato a raccontare la guerra con mezzi moderni, ci sono persone che credono che sia un bene che alcune persone prendano il loro zaino e il loro coraggio e che si rechino dove le situazioni possono andar storte da un momento all'altro.
Poi c'è il filone di quelli che credono che si tratti di mitomani soldati-mancati che per sentirsi sull'onda vanno a fare gli eroi dove la guerra non è un gioco da console tipo PlayStation, e che rischiare altre vite per recuperare ostaggi, o peggio pagare riscatti a quelli che l'occidente chiama terroristi sia una pratica da abolire.
Torno alle analogie, ma le riflessioni questa volta le lascerò a chi avrà tempo e voglia di leggermi.
Dicevo.
Sono tornato oggi da un posto meraviglioso. Parigi, la città dell'amore, dominata da monumenti importanti e spettacolari.

Anche io sono tornato oggi. Dalla Siria. Un posto che non vorrò mai più visitare in vita mia.

Ho avuto la sfortuna di poterci soggiornare soltanto cinque giorni ma sarei rimasto ancora.

Io invece ho avuto la sfortuna di soggiornarci cinque mesi, ma non avrei voluto rimanere un altro minuto.

Ho incontrato persone generose che nei momenti peggiori mi hanno aiutato, anche solo con indicazioni, e ho incontrato persone scortesi che mi hanno tagliato la fila (ovviamente italiani) per entrare alla reggia di Versailles.

Io invece ho incontrato persone che per via della loro situazione (forse comprensibile) hanno cercato soltanto i propri interessi, e persone scortesi che per un motivo o per l'altro mi hanno lasciato senza cibo nè acqua, e che hanno minacciato un paio di volte di tagiarmi la gola.

Ho avuto la fortuna di potermi spostare in una metrò da un capo all'altro della città in tutta sicurezza, senza sentirmi in pericolo, mi sono sentito un buon passeggero, e le corse erano sempre in orario.

Ho avuto la sfortuna di potermi spostare a bordo di picup impolverati con persone che attentavano alla mia sicurezza in ogni momento, e che non si facevano problemi di orario, per loro ero solanto un ostaggio con cui poter far dei soldi.

Mi è scesa una lacrimuccia quando sono salito sul TGV che mi riportava nel mio Piemonte, ma nel cuore avevo già il biglietto per tornare sulla tour Eiffel.

Quando sono salito sull'aereo che mi riportava in Italia e successivamente nel mio Piemonte mi sono sciolto in un pianto che non conoscevo più da decenni, promettendo a me stesso di non mettere più piede in quell'inferno di guerra civile.

Allora Domenico, in un modo o nell'altro siamo tornati nel nostro Piemonte ognuno con i suoi pensieri e con i propri ricordi, con le proprie mancanze, con i propri rimpianti. Si dice che chi viaggia fa colpo, si dice che conoscere altre culture sia un allenamento per l'apertura mentale, si sprecano mille parole. Sono felice per te, molti qui in Italia e molti qui dalle nostre parti ti davano per morto, il saperti tornato non può che farmi felice, il sapermi tornato anche ma chiaro, in maniera differente. Buonanotte Domenico.

Aggiungo questa foto che ti ritrae con uno sfondo che ho conosciuto ieri, l'arco di trionfo di Parigi che in questo post stà davvero bene.