domenica 28 aprile 2013

Dietro tutti e due c'è un papà.

Oggi abbiamo salito un'altro gradino sulla scalinata della sofferenza. Vi sono persone in tutta Italia che hanno la sofferenza che omai ha insediato radici nei loro cuori. Da questo non si può fuggire, siamo arrivati al punto che la sofferenza di un individuo deve versare il proprio dolore da dove tutto è partito, l'incapacità della nostra classe politica. E' qua che il meccanismo si inceppa, è qua che alcune volte le cose vanno in una direzione che sembra naturale, ma solo da fuori. La direzione naturale, una volta fallito il bersaglio principale è un simbolo, qualunque sia pur che ci sia, facciamo un'ipotesi. Una divisa.
Sotto la divisa con la linea rossa oggi c'è un uomo in piazza, che fa il suo mestiere, quello per cui riceve uno stipendio e quello per cui è stato addestrato, mantenere la pace pubblica, garantire sicurezza alle istituzioni, difendere la bandiera e gli italiani che ancora la amano a dispetto di quella Europea, ben consapevole dei rischi che questo comporta.
Oggi una persona, un papà, preda della povertà per problemi che (a quanto si sa) non sono stati causati da lui, decide che almeno una delle azioni sopra menzionate verrà infranta, da lui stesso. Ci prova; si avvicina, gli piacerebbe fare una cosa terribile, ma molti italiani tifano perchè venga fatta, è li in piazza e capisce di non arrivare all'obbiettivo e allora spara al simbolo più vicino col cuore che subisce la stretta delle radici della cattiveria esplode sette colpi di pistola, e centra ben due simboli, uno più giovane che se la cava e un'altro meno giovane che speriamo se la cavi.
dentro il simbolo c'è una persona. Sì c'è un papà. Non sembrerebbe ma è così, ha perso la moglie da poco e la figlia ventitreenne viene raggiunta da una telefonata che le deve dire che il papà è rimasto ferito. Gravemente.
Io credo che la prima impressione della povera ragazza sia stata quella di avere un vuoto nel cuore e vorrei essere li e in qualche modo riempirlo, o addirittura di non avere più un cuore, ma di avere al posto un contenitore colmo di lacrime che si stanno versando senza sosta. Il fatto di essere così giovane darà una mano alla figlia del simbolo, ma di sicuro in questo caso il tempo non farà passare tutte le sofferenze.
Ora scaturisce il pensiero della consapevolezza.
Il carabiniere era consapevole del proprio rischio. L'attentatore era consapevole dell'assassino tentato. L'affermazione è che la ragazza non era consapevole del rischio corso dal padre, e la domanda è. Le persone al giuramento di stamattina, sono consapevoli di cosa sta succedendo e di cosa li circonda? Ma soprattutto Sono consapevoli di aver portato le radici della sofferenza nei cuori di tutti? Cattivi e buoni? 


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